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Castel Steinbock

Passeggiare a 1.220 metri di altitudine e rivivere il fascino mondano del 1908, circondati da oggetti d‘epoca Liberty nel Parkhotel Holzner a Soprabolzano sul Renon.

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Con Elisabeth Rabensteiner del Castel Steinbock a Villandro in Valle Isarco parliamo di ottime decisioni prese all’ultimo momento, della riscoperta della veridicità della storia e della scelta di un’autentica materialità.

Historic: Pare che la nascita del Castel Steinbock risalga ben al XII secolo …

Elisabeth Rabensteiner
Padrona del Castel Steinbock

Sì, nei testi di storia ecclesiastici dell’epoca si cita una torre di difesa a Villandro: probabilmente si tratta del nostro bovindo a punta che si staglia nettamente sugli edifici adiacenti, ed è senza dubbio anche più antico. Nel XV secolo venne poi inglobato in un gruppo di uffici amministrativi e tribunali.

Come mai un edificio del genere proprio a Villandro?

In paese si trovava una miniera d’argento che apparteneva alle famiglie nobili Von Wolkenstein e Neuhaus; qui vi si commerciava il minerale estratto e si pagavano i salari. Ancora oggi la “Stube del tribunale” è una delle più grandi preservate in originale in tutto l’Alto Adige, e testimonia la rilevanza di questo edificio: le sue ampie 14 finestre - all’epoca temuti ponti di calore - , evidenziano quanto fosse benestante.

Cosa accadeva in questa Stube?

L’Alta Corte della bassa Valle Isarco si riuniva proprio qui fino al XVII secolo per deliberare su varie questioni, anche di vita o di morte, che interessavano un territorio che si estendeva da Bressanone a Blumau, in Austria.

In passato, nell’odierna cantina c’era il carcere a ben sei metri di profondità e con un accesso davvero stretto, non più largo del bacino; i condannati vi dovevano resistere fino a quando venivano trasferiti a Barbiano per l’esecuzione.

Poi, verso la metà del XVII secolo la stanza venne ribattezzata, mentre quella inferiore, che oggi si chiama “Defregger Stube”, risale al ‘400.

Complesso del XV secolo. Castel Steinbock, Villandro.

Chi fu a scegliere questo nome?

In origine non si chiamava così: Franz von Defregger, rinomato pittore e storiografo, vi alloggiava spesso nel XIX secolo. Si ispirò alla Dorfgasse, vicolo del centro storico, per il suo celebre dipinto “L’ultima offerta”, oggi esposto a Monaco di Baviera. Infatti riteneva che la scena avrebbe dovuto svolgersi qui, e non in Val Passiria (commenta ridendo). Così sia il vicolo che la Stube furono ribattezzati in suo onore.

E invece il riferimento allo stambecco “Steinbock”? 

Dopo il 1750 il castello divenne osteria di paese con tanto di fattoria annessa, e prese il nome di “Ansitz Steinbock”.

Infatti, il proprietario di allora era appassionato di caccia agli stambecchi e, dopo le sue battute, qui si tenevano sontuosi banchetti; l’oste stesso invitava a partecipare a queste tavolate di selvaggina. Fu così che in quegli anni il vecchio tribunale prese il nome odierno.

E da quando lo gestisce Lei?

I miei genitori l’acquistarono nel 2000, e per un anno e mezzo non hanno fatto che ristrutturarlo. È passato a me quando avevo appena 19 anni. All’epoca mi dicevo: cosa sarà mai gestire un hotel, se ci riescono gli altri ce la farò anche io (ricorda ridendo)!

Nonostante mi fossi diplomata all’Istituto alberghiero, i miei genitori si occupavano di edilizia: se avessi lontanamente immaginato quanto sarebbe stato difficile, non ne avrei mai avuto il coraggio. A 19 anni non si sa quasi nulla, persino se si ha alle spalle una buona formazione. È stato un percorso faticoso, ma oggi sono soddisfatta.

Ogni tanto serve un po’ di spensieratezza.

Esatto! All’epoca questa era un’osteria classica, la sera ci si incontrava per bere birra e giocare a carte. Ma non mi interessava proseguire un’attività di quel tipo, quindi da una stagione all’altra l’ho stravolta: ho affidato la cucina ad Hannes Pignater, chef giovane e ambizioso, puntando tutto sulla gastronomia. Abbiamo detto addio all’arrosto e ci siamo dedicati al gourmet.

»A 19 anni non si sa quasi nulla, persino se si ha alle spalle una buona formazione. È stato un percorso faticoso, ma oggi sono soddisfatta.«

Elisabeth Rabensteiner
Padrona del Castel Steinbock

Castel Steinbock

L’edificio di Ansitz Steinbock spicca nel cuore di Villandro per il suo aspetto che ricorda un castello, ma al suo interno ha molto altro in serbo: le tipiche “Stuben“ in stile gotico, le suite straordinarie e un ristorante di gran classe.

Castel Steinbock

»Non si tratta solo di una storiella suggestiva, volevamo mettere in risalto il nostro passato.«

Elisabeth Rabensteiner
Padrona al Castel Steinbock

E poi?

Se volevo che anche le camere fossero all’altezza del ristorante, dovevo realizzare un grande hotel benessere. Quindi ho fatto progettare un palazzo da costruire sullo spiazzo libero sul retro, con tutto l’occorrente. Ma più si avvicinava il momento di prendere una decisione, più mi era chiaro che non fosse quello che volevo. All’ultimo minuto ho cambiato idea e fatto dietrofront.

Che coraggio!

Insieme all’architetto Andreas Lengfeld siamo partiti dalle basi. Non sapevamo cosa ne sarebbe venuto fuori, ma su un punto eravamo certi: tutto avrebbe dovuto girare attorno a questo edificio antico, alla sua sostanza, alla sua storia.

Quindi lo avete riprogettato d’accapo…

Precisamente. Chi entrava in questa Stube pluricentenaria rimaneva di stucco a chiedersi: “Chissà quante ne avranno viste queste mura!”. Ma man mano che si salivano le scale, la qualità peggiorava: stanze piccole, rumorose, arredi degli anni ’80. Volevamo che questo edificio fosse speciale da sotto a sopra, bello fuori e dentro.

In parole povere: i muri storici andavano preservati, il resto andava eliminato, riorganizzando gli spazi interni. Oggi abbiamo 12 suite, una diversa dall’altra.

Luoghi unici, come sottolineano i nomi stessi...

Infatti abbiamo chiesto aiuto allo storico dell’arte Sepp Kusstatscher, che ha ricercato per noi curiosità e racconti sui trascorsi di questo edificio.

Una suite si chiama, ad esempio, Von Wolkenstein in onore della famiglia nobile che tanto ha influenzato le sue sorti. Non si tratta solo di una storiella suggestiva, volevamo mettere in risalto il nostro passato. Per questo, in ogni suite ce n’è un pezzetto; molti ospiti ne rimangono affascinati e approfondiscono le ricerche.

Anche i materiali scelti testimoniano attenzione e dedizione…

Ho acquistato e fatto sistemare oltre 800 metri quadri di parquet antico; alcuni artigiani mi dicevano che era fatica sprecata per un albergo. Ma in una struttura così vissuta non si può usare rovere verniciato oppure oliato solo perché è più facile da pulire. Serve un legno vecchio, non trattato! E chi ci cammina a piedi nudi può correre il rischio di trovarsi una scheggia nella pelle.

E non mi piacevano nemmeno piastrelle che avessero solo l’aspetto di pietra, bensì volevo ricorrere a materiali naturali e del territorio. Alla fine abbiamo scovato in una minuscola cava di Siusi allo Sciliar uno splendido basalto: è una pietra giovane, lo si vede dalle bollicine, ma ha tutta la gamma cromatica dal verde al marrone. Molti non ci credono quando raccontiamo che è altoatesino. Un altro esempio: per entrare nelle stanze l’elettricista ci aveva proposto un sistema con tessere, ma io non mi sono lasciata convincere. Chi sceglie di alloggiare fra queste mura storiche si merita di poter aprire la porta con una vera chiave.

 

Elisabeth Rabensteiner
Padrona al Castel Steinbock

Ansitz Steinbock
Via Defregger 14
39040 Villandro, Alto Adige
+39 0472 843 111

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